Victor Schwartz ha sfidato il “Tycoon” davanti alla Corte d’Appello federale
New York – Può un calice di Brunello diventare un’arma politica? La risposta, è sì.
È successo quando Victor Schwartz, importatore di vini italiani a New York, ha deciso di sfidare in tribunale il presidente Donald Trump e i suoi dazi punitivi.
Una battaglia che, partita da un magazzino di bottiglie, è arrivata fino alla Corte d’Appello federale, incrinando la legittimità di una delle mosse più discusse della politica economica americana: I Dazi.
Il peso del vino italiano
La vicenda ha assunto un valore simbolico particolare.
Non è stata una multinazionale a guidare il ricorso, ma un importatore di vini italiani e francesi. Un settore che rappresenta cultura, radici, artigianalità.
Il Brunello di Montalcino, un Chianti, o un Vermentino non sono solo merci: sono storie liquide di territori che attraversano i secoli.
E proprio questi prodotti, spesso snobbati nei discorsi politici, sono diventati l’emblema della resistenza contro l’uso disinvolto dei poteri presidenziali.
Il “Liberation Day” dei dazi.
Il 1° gennaio 2025, Trump ha inaugurato il nuovo anno con un colpo di teatro: dazi su tutti i prodotti d’importazione considerati “strategici”.
La giustificazione si basava sull’IEEPA (International Emergency Economic Powers Act), una legge del 1977 che conferisce al presidente poteri straordinari in caso di emergenze economiche.
Il problema?
Secondo molti giuristi, l’IEEPA non autorizza a trasformare i dazi in uno strumento permanente di politica commerciale.
E Schwartz, fondatore della V.O.S. Selections (Victor Owen Schwartz), non ha aspettato che altri muovessero il primo passo: ha portato la questione davanti alla Court of International Trade, il tribunale specializzato in commercio estero.
La prima vittoria
Il 28 maggio 2025 la sentenza: i giudici hanno dato ragione all’importatore, definendo incostituzionali i dazi. Il verdetto non si è fermato lì: il 29 agosto 2025 la Corte d’Appello federale ha confermato la decisione, con un voto (7 a 4) che ha risuonato come uno schiaffo politico.
La motivazione è netta: solo il Congresso ha la competenza di imporre dazi, non il presidente. Trump quindi dovrà passare dalle Camere per avere i suoi Dazi.
Gli scenari futuri
Per ora, la sentenza è sospesa fino al 15 ottobre, data entro la quale l’amministrazione Trump potrà ricorrere alla Corte Suprema. È lì che si giocherà l’ultima, vera partita.
- Se i giudici supremi confermeranno il verdetto, il segnale sarà epocale: nessun presidente potrà più usare scorciatoie per imporre dazi, restituendo centralità al Congresso e stabilità ai mercati internazionali.
- Se invece la sentenza verrà ribaltata, l’IEEPA diventerà un’arma definitiva nelle mani dell’esecutivo, trasformando i dazi in una leva politica da applicare a piacimento, con conseguenze potenzialmente destabilizzanti per il commercio globale.
Un brindisi che sa di Costituzione
In fondo, questa storia racconta qualcosa che va oltre l’economia: il potere non è illimitato, nemmeno quando siede alla Casa Bianca. A ricordarlo non è stato un “think tank”, ma un importatore che difende il diritto di continuare a versare nei calici americani vini italiani autentici.
Un brindisi, stavolta, che ha il sapore del rispetto della Costituzione.
Avvocato Davide TORCELLO